9’ 50” ,  b/n,  sonoro, 2001

Tecnicamente consiste nel montaggio di immagini tratte da documentari di archivio o da vecchi film sincronizzati con una voce tratta da una trasmissione radiofonica (Alle 8 della sera, Radio RAI 2, inverno 2001) che parla a braccio di fatti della scienza, in particolare di aspetti della fisica, in termini divulgativi. Vi è una connessione tra ciò che la voce narrante va inesorabilmente spiegando in campo scientifico e le immagini.

Tecnicamente consiste nel montaggio di immagini tratte da documentari di archivio o da vecchi film sincronizzati con una voce tratta da una trasmissione radiofonica (Alle 8 della sera, Radio RAI 2, inverno 2001) che parla a braccio di fatti della scienza, in particolare di aspetti della fisica, in termini divulgativi. Vi è una connessione tra ciò che la voce narrante va inesorabilmente spiegando in campo scientifico e le immagini.

Ciò che mi interessa maggiormente è il filo di connessione tra caso specifico e teoria generale, tra soggettivo e oggettivo, tra unicità degli eventi da un lato e teoria generale dall’altra. Nel video vi è sempre uno scarto tra accadimento singolo soggettivamente vissuto e teoria generale, a cui comunque si tiene pervicacemente aggrappata la voce narrante.

Mi interessa l’incessante – indispensabile quanto sotterraneo – lavorìo mentale che ci porta quotidianamente alla ricerca di generalizzazioni e principi ordinatori .

 

Quali le ragioni della scienza?

Chiara Bertola

La meteorologia è una scienza che appassiona Mariateresa Sartori. Ogni mattina batte il vetro del barometro appeso in cucina per informarsi sulle variazioni del tempo, (“Mi piace perché non dipende da me”) nel tentativo di tenere il caos meteorologi­co in qualche modo sotto controllo e incasellato dentro parametri definiti. Si tratta di inserire l’ina­spettato dentro dei confini segnati, sentire che se qualcosa può variare è comunque sempre all’inter­no di un ordine. L’utilizzo costante della scienza meteorologica nella sua vita quotidiana cela una delle chiavi d’accesso al suo ultimo video.

Il bisogno di controllare il barometro del tempo cor­risponde alla necessità di ordinare i grandi eventi, di categorizzare i comportamenti che sovrastano e scandiscono la vita dell uomo, temi che ritroviamo portanti nei suoi ultimi lavori. Addirittura nel recen­tissimo video le parole della Scienza si sono unite, sovrapposte e confuse, con le immagini della Storia dell’uomo, nel tentativo di disegnare una griglia entro cui inscrivere la discontinuità della vita.

Le ragioni della scienza” consiste tecnicamente nel montaggio d’immagini tratte da documentari, fil­mati d’epoca tra le due guerre agli anni ’60 e vec­chi film, sincronizzate con la voce di una trasmis­sione radiofonica che racconta di fatti della Scienza, in particolare di alcuni aspetti della Fisica, in termini divulgativi. Lo scorrere delle immagini, associato alla voce, dà vita in alcuni punti a connessioni contrastanti, a volte a sovrapposizioni, in altre invece a corrispon­denze esatte. Il video è poi suddiviso in sorte di capitoli o argomentazioni: “L’evoluzione della specie”, “Il principio di causa – effetto”, “Il principio di conservazione della massa”, “La percezione”, creando anche qui un leggero livello di spaesa- mento tra i soggetti, tra la vita dell’uomo e quella degli atomi, tra la teoria determinista e la magica possibilità di predire il futuro.

Già nel video precedente “Die Entscheidungs- moeglichkeiten o Le decisioni in camera” vi era espresso l’interesse per una categorizzazione dei comportamenti umani all’interno delle mura dome­stiche, intravedendo in questo modo la possibilità di un disegno entro cui ordinare le dinamiche istin­tive dell’uomo.

“Sono attratta da ogni forma di generalizzazione e catalogazione e considero con stupore la connessione a volte pacifica a volte parecchio contrastata tra caso specifico e categoria generale”. Quest’ultimo video tratta appunto di questo, del filo tra soggettivo ed oggettivo, tra unicità degli eventi da un lato e teoria generale dall’altra, ma è chiaro, come in ogni lavoro che s’intenda tale, che le ragio­ni iniziali si ampliano e si contraddicono aprendo altre vie, e le Ipotesi si perdono lasciando venir fuori nuove indicazioni.

Le parole che ascoltiamo mentre scorrono le immagini del video, sono le parole rassicuranti della Scienza, quelle riferite a teorie che partono sempre da qualcosa di cui si può essere certi, e basate principalmente sul presupposto metafisico che il mondo è conoscibile. Ma questo, com’è noto, vale molto meno nel mondo della vita reale dove spesso sono gli eventi soggettivi a spostare e a mutare gli eventi oggettivi e previsti. Dunque, al primo percorso scientifico: distaccato, distante, impersonale e oggettivo, viene affiancato quello dell’arte attraverso le Immagini in bianco e nero dei documentari e del film d’epoca, immagini allusive e frammentarie di eventi della civiltà e della storia dell’uomo, nascita, morte, vita e guerre.

E’ inevitabile non vedere In questa linea il percorso della soggettività, delle emozioni, della creatività e dell’incontrollabile. In ogni epoca arte e scienza si configurano come approcci allo stesso problema, nella determinazione del mondo e del reale, trasci­nando con sé le stesse Inquietudini, le stesse esi­genze, la stessa rottura di valori preesistenti, resti­tuendo ogni volta risposte diverse. Due percorsi e due linguaggi che anche nel video si affiancano e talvolta si sfiorano, incontrandosi nel gioco d’imma­gine che l’artista ha voluto creare attraverso il mon­taggio, ma che rimangono perlopiù separati rispon­dendo in modi diversi ad uguali domande.

Per esempio, mentre la voce fuori campo, rassicu­rante e fredda, parla della teoria del determinismo, sottolineando che “Ogni evento è l’effetto di una causa che lo precede nel tempo” e che chi “cono­sce gli eventi attuali conosce anche le cause degli eventi futuri”, lasciandoci per un momento pensare di avere le chiavi per prevedere il futuro, in questo punto l’Immagine del video si sofferma sullo sguardo intenso di un bambino che vorrebbe ma che sa di non sapere quale sarà II proprio futuro. Certamente in lui c’è già il ragazzo del futuro, ma senza il come, il dove e II quando. Allo stesso modo e con la stessa pietas nel confronti del mondo umano, l’artista fa coincidere il momento in cui la voce scientifica fuori campo recita, con tono sicuro, un’altra certezza: “L’unica cosa di cui possiamo essere certi è ia percezione …noi possiamo esse­re certi di ciò che vediamo più che del comporta­mento delia luce o dell’oggetto osservato…” men­tre nel video scorrono immagini tragiche di morti in guerra e quella, in particolare, di una donna che ricompone le mani di un cadavere, di un uomo. Di che cosa siamo certi di aver visto in quel momen­to? Un cadavere o la morte di un proprio caro? In quel momento mentre scorrono quelle Immagini e la voce trasmette quella sentenza viene In mente soltanto che è difficile ‘vedere’ la morte e averne coscienza quando la s’incontra e che le regole della percezione non ci sono di aiuto.

Non si tratta di spiegare le ragioni della scienza con immagini antropologiche o viceversa i comportamenti umani secondo ragioni scientifiche.

Nel video si afferma piuttosto il pensiero di una tra­gica necessità: darsi dei punti di riferimento, mette­re dei confini, ordinare il caos, tentare di incasella­re l’inaspettato, con il risultato che tutto questo non è possibile farlo. L’artista vorrebbe scegliere la via dell’esattezza, della precisione, della finitezza e del rigore ma queste rimangono solo delle proprietà che servono a scongiurare il significato del proprio contrario: la paura del disordine, il pericolo dell’e­quivoco e l’angoscia dell’infinito. La voce nel video che elenca le teorie elementari della scienza, è un tentativo di catturare la verità nella sequenza degli eventi delle immagini che sconvolgono e scandi­scono la vita dell’uomo.

L’obiettivo di Mariateresa Sartori – negli ultimi lavo­ri – è quello di cercare di ricondurre i casi specifici, soggettivi, ad una generalizzazione che li possa comprendere; vedere se attraverso il linguaggio è possibile creare un ordine, incasellare i fatti della realtà, darsi la possibilità di fare un po’ d’ordine nel caos dell’esistenza. Ordine che ogni volta non si riesce a comporre né a vedere. Anche allontanan­dosi il più possibile utilizzando immagini storiche, di repertorio, che arrivano dal passato, che fanno già parte di un qualcosa di sedimentato nella nostra storia; neanche in questo modo è più facile ricon­durre gli eventi alle rassicuranti regole delle teorie della Scienza elementare. Inevitabilmente, sembra indicarci Sartori, bisogna allora accogliere l’ina­spettato, lo spaesamento quotidiano nella vita, come elementi vitali, arrendersi o fare i conti con la sfuggente natura della realtà.

Vengono in mente le ineffabili gioie dell’enumera­zione cercate da George Perec nell’esaurimento dei luoghi e delle cose, quando, per riconfermare la propria esistenza, registrava ogni volta nella memoria e poi nel racconto l’esperienza dell’ogget­to. Analogamente Sartori ha bisogno di generalizzare le variazioni del comportamento umano, per cercare i limiti della propria esistenza. Se dell’esperire non abbiamo la prova, allora emerge il fan­tasma dell’annullamento e della perdita di controllo da parte dell’Io. L’unica soluzione possibile è quel­la di procedere a una catalogazione del pensiero e dei gesti, della memoria, del tempo e dello spazio, altrimenti inesperibili. Quasi la logica di un bambi­no e la sua esigenza primaria di creare degli ordini dentro i quali disegnare il mondo per abitare fuori dalla paura.

Venezia, Luglio 2002

Esercizio per la mente

Alessandra Melandri

Nella moltitudine di video che domina la produzio­ne artistica di oggi “Le ragioni della scienza” di Mariateresa Sartori emerge per il forte carattere perturbante e per le emozioni che suscita nello spettatore. Non per la novità delle Immagini, gli effetti speciali o l’utilizzo di tecnologie avanzate, ma in senso strettamente freudiano, perturbante in quanto ci mostra e ci parla di cose ben note.

Le teorie scientifiche raccontate nel video dalla voce narrante sono infatti quelle che, seppur in maniera superficiale, comunemente si conoscono, ma che ognuno di noi spesso lascia in un angolo della propria memoria. Ugualmente molte delle immagini di repertorio che scorrono sullo schermo si riferiscono ad eventi storici o a momenti della vita deH’uomo che avvertiamo come noti.

La struttura del video è quella austera del vecchio documentario televisivo: un rigoroso bianco e nero, la voce dal timbro fermo e autorevole di uno scien­ziato – e non di un doppiatore – un sottofondo sono­ro piacevole, ma severo e quasi ipnotico. Titoli ele­mentari e circostanziati, da manuale scientifico.

Nulla lascia presagire che nel giro di pochi istanti saremo completamente rapiti dalle emozioni, da un rapido alternarsi di gioia e commozione suscitato dal mirabile e poetico accostamento di parole e Immagini derivanti da contesti completamente diversi.

Per un attimo ci lascia credere, Mariateresa Sartori, di poter assistere con leggerezza ad una sequenza di immagini frivole, o comunque rassicu­ranti, quali le geometrie di un caleidoscopio, l’elegante roteare di ballerini in splendide sale da ballo, il commovente agitarsi di una moltitudine di neona­ti, o l’intenso bacio scambiato da una coppia di sposi. Ma l’illusione è interrotta dal veloce insinuar­si nella nostra mente del sospetto che possa esi­stere una relazione fra le immagini che vediamo e il significato delle parole che udiamo.

I soggetti delle Immagini presto variano. Ora sono soldati minacciati che si arrendono agli avversari con le mani alzate, ratti che sbucano dai tombini, donne con figli In braccio che lasciano i rifugi dopo un bombardamento a suggerirci una coincidenza fra la descrizione di una teoria scientifica e la real­tà della vita umana: “E dunque nei casi in cui tutto è avvenuto incidentalmente, ma come se fosse accaduto per un fine”, afferma inesorabile la voce narrante, “quegli esseri si sono salvati perché costi­tuiti accidentalmente in modo opportuno, quelli invece per i quali ciò non è avvenuto si sono estinti, e continuano ad estinguersi”.

Alla fine del primo episodio del video, intitolato “L’evoluzione della specie” capiamo con certezza a quale intelligente e sottile esercizio mentale Mariateresa Sartori ci sottopone; accettiamo la sfida e intensifichiamo il livello di attenzione.

Non è necessario comprendere appieno la descri­zione delle teorie scientifiche che con imperturba­bile calma continuano ad essere descritte nei tre episodi successivi: “Il principio di causa – effetto”, “Il principio di conservazione della massa , “La percezione”. Parole e immagini si fondono nella nostra immaginazione e danno vita a nuove visioni, mentre siamo completamente catturati dal- l’alternarsi degli stati d’animo che ne consegue, li piacere sta proprio nell’esercizio mentale, nella felicità dell’intuizione che il lavoro dell’artista ci regala. Riguardando di nuovo il video l’esercizio non perde di efficacia e le scoperte si moltiplicano e rinnovano.

L’esperimento che Mariateresa Sartori ha tentato nel laboratorio della creatività artistica è riuscito perfettamente.

Ed è alla voce lieta di due bambini che l’artista affi­da il compito di suggerirci come proseguire nella nostra riflessione sulla vita.

 

Milano, Luglio 2002

 

How to Picture Living Systems, KLI,  An Institute for  Advanced Study of Natural Complex Systems, Klosterneuburg, Austria,  curator  Petra Maitz