6‘50“ ,colors,  sound,  2003

 

 

Il principio idraulico  si riferisce in psicanalisi  alla teoria della libido, per la quale Freud  fa uso di una terminologia vistosamente legata ai liquidi: si parla di deflusso, scarica, serbatoio, canalizzazione ecc. Mentre la voce narrante  racconta in tono didattico ciò che accade a livello psichico, le immagini scorrono su esperimenti scientifici relativi ai liquidi ripresi in laboratori di fisica e di chimica

Il principio idraulico  si riferisce in psicanalisi  alla teoria della libido, per la quale Freud  fa uso di una terminologia vistosamente legata ai liquidi: si parla di deflusso, scarica, serbatoio, canalizzazione ecc. Mentre la voce narrante  racconta in tono didattico ciò che accade a livello psichico, le immagini scorrono su esperimenti scientifici relativi ai liquidi ripresi in laboratori di fisica e di chimica. Grafici  schematici, immagini di provette, pistoni ad acqua, bilance,  vasi comunicanti vanno ad illustrare paradossalmente ciò che accade nell‘apparato psichico, per sua natura irrapresentabile. Ciò che mi interessa è l‘inclinazione umana a comprendere i fenomeni, anche i più complessi, tramite la rappresentazione schematica, attraverso una generalizzazione che porti alla individuazione di principi organizzatori. Questa inclinazione  ci caratterizza e ci fonda in quanto esseri umani : è il modo del pensiero.

In qualsiasi campo dello scibile il modo di procedere sarà necessariamente lo stesso: rintracciare costanti in un mondo (grazie al cielo) per molti versi prevedibile.. La comprensione della realtà passa attraverso la rappresentazione, di cui lo schema, nel senso della rappresentazione grafica, è l‘essenza. Cito Oliver Sacks, che da bambino resta folgorato dalla tabella di Mendeleev: „La tavola periodica era incredibilmente bella, la cosa più bella che io avessi mai visto. Non potrei mai analizzare adeguatamente che cosa intendessi, qui, per bellezza: semplicità? coerenza? ritmo? inevitabilità?“.

Testo di Margherita Gigliotti sul Principio idraulico o di costanza

 

Il finale, nel video di Mariateresa Sartori Il principio idraulico o di costanza, è liberatorio. Tutti i finali in un certo senso lo sono. Anche quelli più scioccanti o spiazzanti, o soltanto frettolosi, sommari, mettono la parola fine a un dilemma. Alla complessità del reale o meglio a quanto se ne ha da dire.

La parola fine in Sartori è una parola miracolosamente aperta, dopo tutto quello che è stato detto, sperimentato e assemblato nel video fino a un attimo prima, talmente aperta da presentarsi come eterno ritorno, estatico e pur tuttavia misurato inno all’umano ragionare e alla sua capacità di resistere ai suoi stessi limiti. Una voce femminile, un canto lirico-ornamentale di origine antica, si eleva al di sopra delle parole, si incanta e ci incanta interrompendosi e ripetendosi fino a trasformarsi in universale meditazione, in liturgia della non-rassegnazione. Come un planctus consolatorio, raccoglie e orienta ciò che contemporaneamente vediamo sullo schermo e che a sua volta è un quadro orientato: l’interpretazione grafica, a tratti animata, di modelli esplicativi scientifici, reperti di opere di consultazione informatizzata.

Sinesteticamente sentiamo, così, oltre che vederlo, il palpitare di cellule che al microscopio rivelano la loro segreta attività, la fremente attesa tra un venirsi incontro e un riallontanarsi; l’innalzarsi infaticabile di curve di livello, stilizzati Mose dell’anima insistentemente eppure rispettosamente sostenuti da frecce, indicatori, segni chiarificatori. Tutti insieme a ribadire che l’umano sapere, che di quell’attesa e di quella fatica si fa carico, non può fare a meno di progredire nonostantel’imperfezione dei suoi stessi strumenti: segni, concetti o modelli che siano.

Qual è l’argomento di questa antropologia artistica? Ce lo dice la prima parte del video, quella in cui le parole hanno il loro peso. Il peso specifico della teoria psicoanalitica freudiana, secondo la quale le leggi che governano le pulsioni sarebbero da intendersi, con esplicito riferimento al modello della fisica idraulica, in termini di meccanica e di economia; ovvero di mantenimento e compensazione, di “costanza” appunto, delle energie psichiche investite.

Mentre sentiamo parole lette con voce pacata che descrivono leggi, astrazioni, tentativi di avvicinamento alla realtà (una realtà interiore, ma non per questo meno degna di precisione), assistiamo ad altrettanto pacate azioni compiute da affidabili mani su alambicchi e campane di vetro, in travasi ed esperimenti di un  laboratorio di fisica in cui si respira aria d’altri tempi, intorno al tema dell’idraulica. Altrettanto tranquillamente si propagano e poi scompaiono davanti ai nostri occhi onde ad anello e riverberi cromatici ottenuti in pochi sperimentali centimetri d’acqua, o si incagliano barchette, o si prosciugano, con la levità di una vecchia pellicola, territori circoscritti in satellitari mappe geografiche. Tutto, anche i particolari dei grafici e le sequenze di cellule in fermento che riappariranno nella parte finale del video, è cadenzato secondo il dettato dei principi esposti, con imperturbabile calma.

Ciò che non dà requie, invece, è la nostra mente, senza concessioni spinta dall’artista a cercare di volta in volta – con una ciclicità che prefigura quella del finale – il nesso fra quanto si sente e quanto si vede, fra la teoria e la dimostrazione pratica, fra le parole e una loro esemplificativa messa in scena davanti a un obiettivo-osservatorio. Sartori sa della varietà infinita di associazioni possibili e sa anche del lavorìo della mente che non può fare a meno di interrogarsi sul perché di tali associazioni, fra concetti e oggetti, fra l’universale e l’individuale; e che non può rinunciare a cercare, senza sosta, la spiegazione di ciò che è già di per sé spiegazione, in uno specchio infinito di rifrazioni che corrisponde allo scavo della conoscenza.

E’ da questo scavo che con indulgenza ci libera, come in una pausa di riflessione, fra la prima parte e il finale del video, un arcano traghettatore di sentimenti, di energie segrete e di speranza, nonostante l’ignoto che resta da attraversare. Nelle immagini sfuocate in bianco e nero intuiamo, in uno scorcio verosimilmente lagunare su un angolo di città allagato, la sagoma di un bambino colto nell’atto di guadare l’acqua protetto da stivali e incerata. Dimentico di sé stesso, come di chi sia preso dal gioco, non teme la realtà che lo circonda e anzi, nell’acqua alta dell’interiorità verso la quale lo zoom dell’artista ci richiama, assume altre sembianze: di piccolo uomo di mare, distolto dal suo lavoro e dalla vera, terribile forza degli elementi o, anche, di piccolo sfollato alle prese con il passatempo che un cataclisma gli ha riservato.

A questa figura bifronte, ermetica, di innocenza e di sofferenza insieme, Sartori affida il compito di guidarci verso una pacificazione interiore: dove le tumultuose acque delle passioni e quelle altrettanto movimentate della scienza, nel ritmo vibrante di forme e di suoni, si placano.

 Margherita Gigliotti

How to Picture Living Systems, KLI, An Institute for Advanced Study of Natural Complex Systems, Klosterneuburg, Austria, curator Petra Maitz