Cronache
fotografie stenopeiche, monotipi,misure variabili, site specific Fondazione Querini Stampalia, Venezia 2019,
Dire il tempo Roman Opalka Mariateresa Sartori, a cura di Chiara Bertola, foto allestimento Michele Alberto Sereni
Cronache
Inseguendo l’ordine del tempo, a cura di Chiara Fumai, Galleria Doppelgaenger, Bari 2019, foto Beppe Gernone
L’opera è la rielaborazione di frammenti di quadri della sala mitologica del Museo della Fondazione Querini Stampalia tramite il processo della fotografia stenopeica che si avvale di una semplice scatola di cartone con un foro attraverso cui passa la luce che imprime l’immagine sul foglio di carta fotosensibile inserito all’interno. Il procedimento la rende molto vicina alla fisiologia umana: la scatola è la testa, il foro è l’occhio, la carta fotosensibile è la retina. Si tratta di un processo meccanico su cui la possibilità di intervento è sensibilmente limitata: le variabili sulle quali non si può esercitare controllo sono innumerevoli e contribuiscono al risultato finale che è la somma di tutto quello che è accaduto durante i lunghi tempi di esposizione. Nell’opera site specific Cronache concepita appositamente per il Museo della Fondazione Querini Stampalia il passaggio da un’immagine ad un’altra immagine filtrata dal procedimento stenopeico rimanda ai processi mnemonici e a come le immagini si imprimono (in senso letterale) nella nostra memoria. I frammenti stenopeici delle opere queriniane sono intesi come tracce di memoria che prendono nuova vita assumendo significati diversi così come frammentata si presenta la nostra memoria delle cose, sfuocata e imprecisa. La fotografia stenopeica è per le sue caratteristiche intrinseche insieme impronta meccanica e traccia mnemonica.
L’opera è la rielaborazione di frammenti di quadri della sala mitologica del Museo della Fondazione Querini Stampalia tramite il processo della fotografia stenopeica che si avvale di una semplice scatola di cartone con un foro attraverso cui passa la luce che imprime l’immagine sul foglio di carta fotosensibile inserito all’interno. Il procedimento la rende molto vicina alla fisiologia umana: la scatola è la testa, il foro è l’occhio, la carta fotosensibile è la retina. Si tratta di un processo meccanico su cui la possibilità di intervento è sensibilmente limitata: le variabili sulle quali non si può esercitare controllo sono innumerevoli e contribuiscono al risultato finale che è la somma di tutto quello che è accaduto durante i lunghi tempi di esposizione. Nell’opera site specific Cronache concepita appositamente per il Museo della Fondazione Querini Stampalia il passaggio da un’immagine ad un’altra immagine filtrata dal procedimento stenopeico rimanda ai processi mnemonici e a come le immagini si imprimono (in senso letterale) nella nostra memoria. I frammenti stenopeici delle opere queriniane sono intesi come tracce di memoria che prendono nuova vita assumendo significati diversi così come frammentata si presenta la nostra memoria delle cose, sfuocata e imprecisa. La fotografia stenopeica è per le sue caratteristiche intrinseche insieme impronta meccanica e traccia mnemonica. Le immagini sottoposte a questo processo acquistano sorprendentemente l’oggettività di radiografie prive dei loro riferimenti temporali di origine. Il vecchio con la barba, il cagnolino, il fanciullo, gli elementi vegetali escono dalla narrazione del proprio tempo e diventano improvvisamente – e drammaticamente – attuali agli occhi di chi le osserva, fatti di cronaca contemporanea che ciascuno di noi può reperire dentro la propria personale memoria.